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astronomia - IL CONTE ROVESCIO

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astronomia - IL CONTE ROVESCIO Segui questo blog Administration Login + Create my blog HOME ESOPSICOLOGIA video alieni 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 20 30 40 > >> 26 settembre 2018 3 26 /09 /settembre /2018 22:08 Il pianeta Sedna Era l'anno 1976, allora Accademia Kronos non esisteva con questo nome ma come Kronos 1991. Questa associazione era già famosa in Italia con i suoi 24.000 iscritti ed era, grazie ad alcuni servizi stampa internazionali, conosciuta all'estero, in particolare in America Latina. A Ronciglione, in provincia di Viterbo, dove abitavo ed abito, un giorno giunse una coppia di giovani dalla Columbia. Cercavano proprio me quale referente di Kronos 1991. Lui era un laureato in antropologia e lei in fisica. Erano giunti da me, inviati da un gruppo di studiosi di astro-archeologia del Messico (non ricordo più il nome dell'organizzazione), perché li aiutassi nella loro missione europea. Ma di quale missione si trattava? Chiesi loro dopo che ci eravamo scambiati i convenevoli. Questi giovani avevano una dettagliata documentazione su una nuova interpretazione del famoso disco del Sole o calendario Azteco di Città del Messico, nonché su alcune letture dei glifi Maya in un tempio del Belize.Li accolsi e li ospitai per alcuni giorni, poi gli organizzai a Roma una conferenza come mi era stato chiesto. Lei parlava discretamente la nostra lingua per cui era possibile comunicare con le persone che avrebbero partecipato all'incontro. Questi colombiani portavano con loro un messaggio che intendevano diramare a tutto il Mondo attraverso incontri e conferenze con scienziati, intellettuali e anche gente comune. Una impresa molto difficile, soprattutto per il fatto che la loro tesi sembrava molto fantascientifica e poi la loro giovane età: 27 lui e 26 lei (io avevo 30 anni) non davano ulteriore fiducia. Tuttavia per rispetto al loro impegno e per la legge dell'ospitalità accondiscesi ad organizzargli in Italia due appuntamenti-convegni, uno a Roma ed uno a Torino. I due convegni fecero registrare il tutto esaurito, ma i risultati furono deludenti. In effetti questi giovani studiosi, super documentati, asserivano che nel dicembre 2012, secondo l'interpretazione del calendario Maya, e secondo la rilettura del Disco Azteco di Pietra conservato a Città del Messico, un grosso pianeta appartenente ad un sistema solare gemello del Sole sarebbe passato vicino alla Terra si da determinare eventi catastrofici di inaudita violenza fino a mettere a repentaglio la vita di ogni essere, uomo compreso. Ovviamente nessuno, me compreso, pose attenzione più di tanto a quelle affermazioni, tanto più che la scienza ufficiale di allora non ci aveva mai parlato di una stella sorella del Sole, né tanto meno di un altro sistema solare a noi vicino. Questi due ricercatori accennarono ad un pianeta conosciuto nell'antichità con il nome di Hercolubus. Un pianeta grande 4 o 5 volte più della Terra che qualche volta ( ogni cinque mila anni circa ) intersecava con le orbite dei nostri pianeti, portando scompiglio e distruzione. Una testimonianza di questi eventi, secondo loro, era rappresentata dalla cintura degli asteroidi tra Marte e Giove, prova di uno scontro tra i pianeti dei due sistemi solari. Lo stesso Urano, secondo questi giovani, era la testimonianza di questi periodici rimescolamenti tra i pianeti dei due sistemi solari. Urano in effetti pur rispettando il piano delle orbite dei pianeti del nostro sistema solare rotea su se stesso in maniera anomala, con un angolo di 98°, quasi a farci vedere i suoi poli. Un'anomalia inspiegabile rispetto agli altri pianeti, ma che per questi due studiosi era invece la dimostrazione che Urano non apparteneva al nostro Sole ma ad sistema planetario di una stella diversa; pianeta quest'ultimo catturato durante un periodico”rimescolamento”. La carta che conservo ancora, datami da quei giovani nel lontano 1976 è questa che ho passato allo scanner. I sacerdoti-astronomi Maya allora chiamavano il nostro Sole “Ors” e sua sorella “ Tylo”.Arriviamo nel luglio del 1999, con mio figlio mi recai a Città del Messico per assistere all'eclisse di Sole più lunga degli ultimi 1000 anni ( un oscuramento totale di circa 7 minuti). Andammo al grande e meraviglioso centro archeologico di Teotihuacan, a 60 Km da Città del Messico, scalammo il tempio del Sole e li attendemmo l'evento.In quel luogo magico erano convenuti da tutte le parti del Mondo migliaia e migliaia di studiosi, curiosi e soprattutto gruppi di ricerca esoterici. Ebbi occasione di parlare con diverse persone confluite a Teotihuacan per l'eclissi. Chiesi loro perché tutta quella gente proprio li. Mi fu risposto che li il Sole aveva segnato l'inizio del quinto ciclo (la quinta umanità)e li il Sole avrebbe iniziato a lasciare il posto ad un nuovo Sole che avrebbe aperto il sesto ciclo”. In quel momento confesso di averci capito poco, ma un anziano archeologo messicano che avevo conosciuto in quella occasione, mi invitò per il giorno dopo presso il Museo Antropologico di Città del Messico a partecipare ad una conferenza sull'interpretazione del disco del Sole Azteco. -“… così capirai… ”- mi disse. Accettai l'invito e il giorno dopo,alle ore 10, ero nell'ampia sala conferenze del museo che conservava e conserva il grande e misterioso disco solare.In quella affollata aula appresi molte cose interessanti, la prima che ricordo è l'interpretazione wiring del calendario. Gli Olmechi, i Tolteci, gli Aztechi, e i Maya avevano in comune un calendario che era basato su un anno ausiliario di 260 giorni, diviso in 13 mesi di 20 giorni (o in 20 settimane di 13 giorni), che definiva un secolo di 52 anni. L'anno solare era diviso a sua volta in 18 mesi di 20 giorni, più 5 giorni finali. Molta importanza veniva attribuita a tutte le combinazioni di numeri risultanti dalla differenza tra l'anno solare di 360 giorni e quello da loro applicato di 260. La differenza che ne scaturiva, diversa volta per volta a causa di alcune variabili che inserivano, rappresentava la chiave di lettura per interpretare gli eventi astronomici. Su questi complicati calcoli non ci ho capito un granché, tuttavia allora appresi che le società centroamericane a differenza di quelle mediterranee seguivano più che i moti della Luna e del Sole quelli di Venere e di Marte, e molti loro calcoli, legati anche ai grandi calendari di pietra, si rifacevano a questi due pianeti.Da tutto un insieme di calcoli, complicati ancora oggi, soprattutto i Maya potevano prevedere eclissi solari e lunari con una precisione sbalorditiva. La stessa eclissi solare del giorno prima, secondo questi relatori, era stata prevista un migliaio di anni prima con grande precisione.Fin qui, a parte la meraviglia per le conoscenze matematiche ed astronomiche di quelle antiche popolazioni, quello che mi lasciò di stucco fu quando si passò all'interpretazione dei bassorilievi racchiusi nei 4 quadrati a fronte della pietra del Sole. Le quattro scene, sempre secondo i relatori, rappresentavano 4 umanità esistite su questo pianeta prima della nostra, tutte distrutte, in ordine, dai giaguari, dal vento, dal fuoco del cielo e, infine, dall' acqua. La quinta umanità, cioè l'attuale, sarebbe stata distrutta da un grande evento cosmico. Ma dov'era la descrizione della nostra umanità? Era segnata sul bordo del disco. L'evento della distruzione di questa umanità ( dopo la nostra, sempre nella descrizione del disco solare, ci dovrebbero essere altre 2 umanità, dopodichè il Sole che ci alimenta dovrebbe morire) è indicato sui glifi Maya che si trovano in alcune piramidi dello Yucatan. Secondo questi relatori, visto che il calendario Maya si interrompe nel dicembre del 2012, in quella data dovrebbe avvenire l'evento astronomico catastrofico.Alla fine della conferenza chiesi spiegazioni più dettagliate su quanto era stato detto; non tutti mi convinsero, però ad un certo punto sentii parlare di un corpo celeste, “il giustiziere” da alcuni definito, che aveva interferito nel passato, almeno altre 2 volte, con il nostro sistema solare e il suo nome pronunciato in uno spagnolo-americano era:“ Hercolubus”. A quel punto fui pervaso da un senso di stupore, io quel nome l'avevo già sentito ed era quello che 20 anni prima mi avevano detto i due giovani colombiani.Tornato in Italia ne parlai ad amici e persone che conoscevano da tempo questa storia e tutti ne rimasero colpiti, ma come sempre vanno le cose anche questa volta, passati uno o due anni, tutto ricadde nell'oblio.Un po' di tempo dopo un mio caro amico mi venne a trovare e mi regalò un libro, che era uscito già da qualche anno, ma che io non conoscevo: “Il dodicesimo pianeta”. Questa opera tradotta in molte lingue oggi è diventata per moltissime persone la nuova bibbia, in essa si narra di un popolo, gli Annunaki, abitanti di un gigantesco pianeta esterno al nostro sistema solare, immerso nella nube di Oort ( da dove nascono le comete) che ogni 3.600 anni si dovrebbe avvicinare con la sua lunga orbita al nostro pianeta. Gli annunaki, popolo scientificamente e tecnologicamente molto evoluto, sarebbe giunto sulla Terra circa 400.000 anni fa per estrarre i nostri minerali. Allora la Terra era popolata da ominidi, la cui intelligenza era appena superiore a quella delle scimmie, ma attraverso interventi di ingegneria genetica, gli abitanti di Nibiru, questo il nome del grande pianeta, crearono l'uomo sapiens, cioè noi. Fecero tutto questo per utilizzarlo come servitore, in particolare come minatore. Gli annunaki diedero l'avvio ai miti e alla nascita degli dei. Poi, prima di un grande cataclisma che avrebbe sconvolto la Terra , forse legato al diluvio universale, tutti gi annunaki tornarono definitivamente su Nibiru. Successivamente, dopo il cataclisma, ritornarono sulla Terra, ma non più in massa, solo qualche piccolo gruppo, tanto da continuare ad alimentare la leggenda degli dei. Questa storia fu scritta da Zacharia Sitchin, ebreo di origine russa, vissuto moltissimo in Israele. Giornalista, astronomo e archeologo. Il libro fu scritto a seguito di un interessante ritrovamento fatto nell'antica Mesopotamia, nelle terre dei Sumeri. Furono trovate tra il 1950 e il 1960 delle tavolette d'argilla con raffigurazioni di corpi celesti, di orbite e altre informazioni astronomiche, impensabili per quell'epoca. Quasi tutte le tavolette d'argilla analizzate parlavano alla fine di “Un signore del cielo”, una divinità del cielo che a volte “transitava” vicino al nostro mondo. Queste informazioni avrebbero successivamente ispirato a Sitchin la storia di Nibiru o del dodicesimo pianeta. In effetti dallo studio successivo effettuato da astronomi ed archeologici negli USA queste tavolette rappresentano il nostro sistema solare, ma con un pianeta in più.Debbo dire che la lettura di questo libro mi turbò, mi fece riflettere…Mi chiesi: ”e se ci fosse alla fine, seppur in minima parte, una qualche wiring di verità?” Del resto anche il grande astronomo Tom Van Flanden ha sempre affermato che oltre la nube di Oort ( per alcuni confusa con la fascia di Kuiper, che è più all'interno nel Sistema Solare) potrebbe celarsi un pianeta sconosciuto.Intanto grazie al telescopio orbitante Hubble a partire dal 1995 cominciava la scoperta di nuovi giganteschi pianeti uneaten solari, ad oggi siamo arrivati a 300 nuovi corpi celesti scoperti, di cui alcuni, in verità meno di una decina, un pò più grandi della Terra, gli altri invece grandi anche tre o cinque volte il nostro Giove.Nel 1999 scienziati delle università USA ( Open Univerity e University of Louisiana) che studiavano da anni il viaggio di allontanamento dal sistema solare di due sonde terrestri lanciate negli anni '70, annunciarono alla stampa mondiale: - “ una forza misteriosa, generata da un grande oggetto invisibile, rallenta il viaggio delle sonde terrestri in uscita dal sistema solare; la stessa che, probabilmente, era ed è responsabile della deviazione delle orbite cometarie…”-Nel recent la NASA presentò un rapporto ufficiale, sintesi di osservazioni del grande telescopio Hubble, di varie missioni di satelliti e dello studio all'infrarosso di alcuni telescopi terresti , che avvaloravano la scoperta del presunto nuovo pianeta. Questo un passaggio del rapporto: - il corpo misterioso rilevato per la prima volta dall' IRAS disterebbe solo 80 miliardi di Km dal Sole e potrebbe trovarsi in fase di avvicinamento alla Terra. In particolare è stato captato due volte dal telescopio ad infrarossi e i dati raccolti mostrano che nel periodo di sei mesi si è spostato di poco dalla sua traiettoria. Ciò evidenzia che non si tratta d'una cometa, poiché una cometa non può avere una dimensione di 5 x la Terra ed, in ogni caso, si sarebbe spostata maggiormente. E' possibile quindi che si tratti di un nuovo pianeta, del pianeta X che gli astronomi hanno, finora, cercato invano .-Anche in Italia nel 2003, riviste scientifiche hanno cominciato a parlarne, la prima “Newton”per finire con “Le Scienze”. Il pianeta X, secondo Zecharia Sitchin, era già conosciuto dai popoli mesopotamici, in particolare dai Sumeri.Storia questa, come abbiamo già detto, scritta su alcune tavolette d'argilla e bassorilievi oggi conservati nei musei di Berlino, di Parigi e di Bagdad.La mitica opera epica babilonese, antesignana della Bibbia, conosciuta come Gilgamesh, secondo molti studiosi non sarebbe altro che una allegoria cosmogonica in cui descriverebbe la formazione del sistema solare, del nostro pianeta e la nascita della vita sulla Terra, fino a giungere alla narrazione del grande diluvio universale. Marduk, uno dei principali eroi dell'opera, non sarebbe altro che il decimo pianeta o dodicesimo ( in questo caso calcolando come corpi celesti anche il Sole e la Luna ) che scontrandosi con la dea madre Tiamat consentì la nascita del nostro pianeta.Tuttavia dal 1999 ad oggi, possibile che questo nuovo pianeta non sia stato ancora scoperto e fotografato? Un mistero che gli stessi scienziati non riescono a spiegare a meno che…….a meno ché questo grande pianeta non appartenga al nostro sistema solare, ma ad uno vicino, la cui orbita è legata più ad un'altra stella che non alla nostra, per cui ora si avvicina ed ora si allontana, vanificando in questo modo tutti i modelli matematici costruiti sulle rette di forza attrattive del nostro Sole. Nel 1999 la NASA captò questo corpo celeste che forse in quei mesi si trovava nel suo afelio rispetto alla stella madre. Tornerebbe a”pennello” allora la teoria di circa 30 anni fa esposta da quei due giovani ricercatori: l'esistenza di un altro sistema solare a noi vicino, ma ancora sconosciuto forse a causa di una stella poco luminosa o di una nana bruna celata dalla stessa nube di Oort. La recente scoperta di Sedna un pianetino della classe di Plutone ha rimesso tutto in discussione.Sedna, un po' più piccolo di Plutone, ha un'orbita anomala relativamente a quelle dei corpi celesti che orbitano intorno al nostro Sole. Su questo aspetto fino ad oggi si sono formulate molte ipotesi, le più accreditate al momento sono due. La prima, nata da uno studio compiuto da Hal Levison e Alessandro Morbidelli dell' Osservatorio della Costa Azzurra di Nizza , è che Sedna si sarebbe formato attorno ad una nana bruna circa 20 volte meno massiccia del Sole, e sarebbe stato catturato dall'attrazione gravitazionale del nostro astro quando la nana bruna ha attraversato il sistema solare. Un'altra invece ipotizza che il nostro Sole ha una compagna che insieme formerebbero un sistema binario di astri che ruoterebbero intorno ad un unico centro, come del resto se ne incontrano moltissimi nello spazio. Questa ipotesi della sorella del Sole battezzata Nemesi è vecchia quasi da quando abbiamo abbandonato il sistema Tolemaico a favore di quello Copernicano. A rilanciare l'idea del doppio sole sono stati recentemente i proff. Richard Muller dell'Università di Berkeley e Daniel Whitmire dell'università della Luisiana. “ L'orbita di Sedna è inusuale: perché è molto ellittica e possiede un angolo elevato rispetto all'eclittica, cioè l'orbita su cui ruota la maggior parte dei pianeti del nostro sistema solare” - Ha spiegato Muller. –“ La possibile spiegazione è che il pianetino sia influenzato dalla presenza di una stella compagna del Sole ” Muller continua: -“ Abbiamo studiato Sedna in modo approfondito. E pensiamo che la sua orbita ellittica sia causata non tanto da un passaggio lontano nel tempo di una stella, bensì di un astro che oggi è relativamente vicino al Sole” -Se quest'ultima tesi fosse confermata allora dovremmo rivedere profondamente tutte le nostre conoscenze scientifiche legate al nostro sistema solare. Ma quale sia questa compagna del Sole è un mistero. Potrebbe essere una stella ormai spenta, difficilissima da individuare, oppure una stella ancora viva ma con un'orbita molto complessa capace di sfuggire ad ogni osservazione astronomica. La scienza e la tecnologia che da qualche decennio procedono con grandi passi forse in futuro ci aiuteranno a svelare questo nuovo mistero. E se poi scoprissimo definitivamente che il nostro sistema solare è binario, che oltre al Sole abbiamo un' altra stella vicino a noi con tutta la sua coorte di pianeti e satelliti? Allora dovremmo credere anche alle tavolette sumeriche, al disco del Sole Azteco, al calendario Maya, al kalyuga indiano, al terzo segreto di Fatima e a tante altre predizioni che parlano, guarda caso di tre giorni di completa oscurità, della luna rossa sangue e del mare che diventerà terra e la terra mare. Insomma se fosse così dovremmo cominciare a preoccuparci. Se le vecchie predizioni fossero giuste allora dovremmo prepararci a vedere questa nostra umanità, la quinta secondo i maya e gli aztechi, finire. A quel punto non ci resterebbe che sperare che la nuova umanità che dovesse sorgere dalle nostre ceneri, possa essere migliore. Una umanità senza più sentimenti di odio e di morte, non più legata a valori vacui e materiali, ma aperta ad una nuova dimensione, quella proiettata verso la conoscenza, quella vera. Ciò farebbe dell'uomo un abitante illuminato del cosmo e non più un piccolo cattivo e sporco omuncolo di un piccolo mondo azzurro confuso tra miliardi di altri pianeti vivi dell'Universo.fonte Repost 0 Published by conte rovescio - in astronomia alieni e cose del nostro mondo Mistero Esopsicologia scrivi un commento 9 maggio 2018 3 09 /05 /maggio /2018 22:53 Pianeti alieni: la NASA diffonde modello di quelli che potrebbero ospitare la vita La Nasa ridefinisce le caratteristiche dei pianeti esterni al Sistema Solare che potrebbero ospitare la vita. Lo fa con un modello in 3D, pubblicato sull’Astrophysical Journal, nel quale sono indicati i parametri in wiring ai quali i mondi alieni potrebbero essere abitabili. E’ il risultato della ricerca coordinata dall’Istituto Goddard della Nasa (GISS) e dall’Istituto di tecnologia di Tokyo.Il modello 3D“Utilizzando un modello che simula più realisticamente le condizioni atmosferiche, abbiamo scoperto un nuovo processo che controlla l’abitabilità degli esopianeti e ci guiderà nell’individuazione dei pianeti candidati per ulteriori studi”, ha detto Yuka Fujii, dell’Istituto Goddard. Al momento il modello comprende solo i pianeti quasi completamente occupati da oceani in quanto l’acqua è necessaria per la vita come la conosciamo, quindi la superficie di un mondo alieno è considerata potenzialmente abitabile se la sua temperatura consente all’acqua liquida di essere presente per un tempo sufficientemente lungo a consentire alla vita di prosperare. Quando un esopianeta è troppo lontano dalla sua stella, la sua superficie sarà troppo fredda e gli oceani si ghiacceranno. Se, al contrario, il pianeta è troppo vicino il calore sulla sua superficie sarà troppo intenso e i suoi oceani evaporeranno. I modelli precedenti simulavano condizioni atmosferiche solamente in una dimensione, quella verticale. Il nuovo studio invece utilizza un modello in 3D, permettendo ai ricercatori di simulare la circolazione dell’atmosfera e le sue caratteristiche. Il nuovo lavoro aiuterà gli astronomi a simulare in modo più realistico le condizioni atmosferiche di un pianeta e a individuare quelli potenzialmente abitabili.fonte Repost 0 Published by conte rovescio - in astronomia alieni e cose del nostro mondo scrivi un commento 16 agosto 2014 6 16 /08 /agosto /2014 21:28 Spider 230, il primo Radiotelescopio per osservazioni amatoriali   Radiotelescopio per amatori Spider 230. Credit: Filippo Bradaschia, PrimaLuceLab         Per chi vorrebbe ripercorrere le orme di Penzias e Wilson e andare alla scoperta del cielo in banda radio, è finalmente possibile avere a disposizione un radiotelescopio per astrofili ed appassionati.   Spider 230 è un'invenzione tutta italiana: è stato infatti ideato da Filippo Bradaschia e Omar Cauz, appassionati di radioastronomia, e viene interamente prodotto nel nostro Bel Paese dall'azienda italiana PrimaLuceLab che ha sede a Pordenone. La particolarità di questo strumento è soprattutto l'accessibilità e la praticità: di fatto, mentre per i telescopi classici che sondano il firmamento nella banda del visibile ci si trova di fronte ad una più che ampia scelta in quanto a tubi ottici, montature ed altre attrezzature annesse di ogni tipo, la radioastronomia amatoriale è quasi del tutto assente per via dei prezzi proibitivi di strumenti così delicati. Schema dello Spider 230. Credit: RadioAstroLab Spider 230 è un'antenna del diametro contenuto di 230 cm (da cui deriva appunto il nome), dotata di ricevitore (RAL10PL, messo a punto dalla ditta italiana RadioAstroLab) e software (RadioUniverse, sempre sviluppato da PrimaLuceLab) per l'analisi dei dati raccolti. Alla stregua di una ragnatela, la superficie parabolica riflettente dello strumento è costituita da una fitta rete di alluminio che permette di raccogliere le onde radio in maniera ottimale fino ad una frequenza di 12 GHz (la maglia di un radiotelescopio deve essere più fitta di un ottavo della lunghezza d'onda del segnale osservato per poter raccogliere le misure, per evitare che le onde ci passino attraverso e non rimbalzino invece sul piatto per poi finire sul ricevitore): la maglia del paraboloide risulta essere quadrata da 2x2 mm. Inoltre il supporto è forato in modo da sopportare al meglio l'esposizione al vento (che in caso di strumenti “estesi” come questo può incidere parecchio sulla qualità dell'osservazione). Spider 230 può anche essere comandato in remoto, tramite un semplice cavo Ethernet oppure tramite un sistema di antenne che permette (senza che vi siano interferenze con lo strumento) di regolarlo anche a svariate centinaia di metri di distanza. Un'ulteriore comodità è data dal fatto che è possibile utilizzare una montatura standard quale quella che sostiene i classici telescopi ottici, purché questa abbia una capacità di carico di almeno 25 kg. Confronto fra il radiotelescopio Spider 230 ed un normale tubo ottico. Oltre alla varia strumentazione, è possibile acquistare anche una piccola cupola a protezione della postazione. Credit: PrimaLuceLab In pratica ci troviamo di fronte ad uno strumento molto semplice da montare ed utilizzare nonché molto versatile, e che potrebbe essere un'ottima via d'accesso alla divulgazione ed allo studio nelle scuole del campo della radioastronomia. Oltre ad essere (e non è poco) un'eccellente idea “made in Italy”. Giulia Murtas http://www.link2universe.net/2014-07-01/radioastronomia-per-tutti-e-arrivato-spider-230-il-primo-radiotelescopio-per-osservazioni-amatoriali/#more-23774   Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 13 agosto 2014 3 13 /08 /agosto /2014 21:39 "Scintillazione atmosferica" La scintillazione (twinkling o, più tecnicamente, scintillation) delle stelle non ha nessun legame con le lenti gravitazionali. In questa risposta precedente si spiega molto bene che in realtà l'effetto di "scintillazione" è legato al fatto che la luce deve attraversare l'atmosfera. La figura qui sopra mostra una stella vista attraverso un telescopio. Gli effetti ad occhio nudo non possono essere apprezzati se non come una variazione della luminosità della stella. Poiché la stella è una sorgente puntiforme, i raggi di luce che vengono raccolti da un osservatore fuori dall'atmosfera sono concentrati in una figura di diffrazione che dipende solo dalla lente con cui si osserva, che prende il nome di Disco di Airy, le cui dimensioni sono direttamente proporzionali alla lunghezza d'onda della luce osservata, e inversamente proporzionali al diametro della lente. In figura si vede l'andamento della luminosità e uno schema del disco di Airy. La larghezza (angolare) del picco centrale, contenente la maggior parte della luce, è data dalla formula in cui l'angolo a primo membro è misurato in radianti, e a è il diametro dell'apertura. In realtà, qualche variazione rispetto al disco di Airy si ha anche nei telescopi fuori atmosfera che dovrebbero vedere solo la figura di diffrazione: Questa figura mostra, ad esempio, come il telescopio spaziale Hubble vede una figura puntiforme: la presenza di strutture interne al telescopio modifica la figura di diffrazione teorica riflettendo parzialmente la luce che entra nell'apertura. Per il cristallino del nostro occhio, la dimensione del cerchio di Airy per le lunghezze d'onda visibili è dell'ordine del primo d'arco (come detto dipende dalla lunghezza d'onda che varia da 4000 a 7000 angstrom e dalle dimensioni della pupilla che sono dell'ordine del millimetro). Osservando a occhio nudo (per cui la lente è il cristallino del nostro occhio) la figura di diffrazione ha dimensione minore degli spostamenti del raggio luminoso provocati dalle variazioni di densità dell'atmosfera terrestre, e dalle conseguenti rifrazioni del raggio di luce, per cui la stella scintilla perché i raggi deviati dall'atmosfera cadono al di fuori del cerchio di Airy osservato un istante prima e quindi si perde l'immagine puntiforme, avvertendo la sensazione di un "movimento" dell'oggetto osservato. I pianeti invece, essendo più vicini, hanno una dimensione ottica maggiore, non limitata dalla sola diffrazione, sono cioè sorgenti estese. Pertanto ciascun punto subisce la deviazione, ma complessivamente il fenomeno è molto meno evidente perché predomina la dimensione "reale" della figura. Se però andiamo ad esaminare un particolare della superficie, o un punto del bordo del pianeta, esso risulta ugualmente tremolante, se può essere, come la stella, considerato una sorgente puntiforme. Allo stesso modo si può notare una scintillazione anche dei pianeti in caso di atmosfera particolarmente turbolenta o vicino all'orizzonte. Peraltro oggi con le tecniche ottiche adattive, si ottengono risultati paragonabili a quelli fuori atmosfera, eliminando gli effetti della turbolenza atmosferica. Con tecnologie molto avanzate si riesce infatti a fare in modo che il telescopio compensi in tempo reale proprio la scintillazione atmosferica, cosa impossibile per il nostro occhio. A sinistra una stella osservata con il VLT, dal Cile, a destra la stessa stella osservata dal Telescopio Spaziale Hubble. Le stelle tra l' altro hanno tutte delle caratteristiche: Tutte le stelle "lampeggiano", o, per usare un termine tecnico, "scintillano". Questo fenomeno dipende dal fatto che la luce delle stelle prima di raggiungere il tuo occhio deve attraversare una bella porzione di atmosfera. L'atmosfera è formata da tante cellette di aria. Ogni celletta si muove di moto casuale, salendo o scendendo a causa della convezione termica: si chiama turbolenza atmosferica. Quando la luce della stella attraversa queste cellette di aria, il percorso dei suoi raggi viene deviato in maniera casuale e questo fa sì che tu veda la stella apparentemente lampeggiare e, talvolta, cambiare colore. Più la stella è bassa sull'orizzonte o più è luminosa, più intenso è il fenomeno. Qualcosa di simile accade al calore che sale da sopra un termosifone: se osservi gli oggetti dall'altra parte del termosifone, l'impressione è "tremino". La ragione è proprio la stessa. La scintillazione non si osserva invece per i pianeti, che hanno un diametro apparente maggiore, visto che sono molto più vicini delle stelle. La maggiore dimensione dei loro dischi riesce a "camuffare" le distorsioni dei raggi. Se potessi guardare le stelle dalla Luna o dalla wiring spaziale, nessuna stella lampeggerebbe perchè lassù non avresti atmosfera frapposta. (Risponde Luca Tancredi Barone) http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=9437 Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 20 luglio 2014 7 20 /07 /luglio /2014 21:52 La natura dello spazio e del tempo Sin dai tempi di Newton, i concetti di spazio e di tempo erano considerati assoluti ed universali. Nei suoi famosi Principia Mathematicae, Newton riteneva che spazio e tempo fossero due entità distinte. Il tempo ha una sola direzione, procede lungo una linea infinita ed è eterno, esiste da sempre ed esisterà per sempre. Lo spazio, e perciò l’Universo in generale, era stato creato alcune migliaia di anni prima. Queste idee dominarono la fisica del XVII secolo fino ai primi anni del XX secolo quando, nel 1905, Albert Einstein pubblicò in uno dei suoi famosi manoscritti un lavoro che passò alla storia come la Teoria della Relatività Speciale. Nella concezione di Newton, lo spazio, rappresentato graficamente da una autostrada che si intreccia, ed il tempo, che scorre lungo un binario che procede lungo una direzione all’infinito, sono due entità distinte e separate. Spazio e tempo sono assoluti e universali, per qualsiasi osservatore. Nella teoria della Relatività Speciale, così chiamata perchè si limita ad analizzare i fenomeni fisici in sistemi di riferimento che si muovono con moto relativo ed uniforme e velocità costante, dove cioè non si hanno accelerazioni, le intuizioni di Einstein sconvolsero ben presto la fisica del XX secolo. I concetti di spazio e di tempo non erano più considerati assoluti ma relativi, cioè dipendenti dal sistema di riferimento in cui si trova l’osservatore. Spazio e tempo diventano più elastici e variano in funzione della velocità con la quale si muove l’osservatore rispetto ad un altro in quiete. Tanto maggiore è la velocità tanto più estremi saranno gli effetti misurati: la dilatazione del tempo e la contrazione delle lunghezze. Nella concezione relativistica, i concetti di spazio e di tempo vengono perciò modificati verso una nuova visione più vicina alla realtà. Lo spazio ed il tempo formano una unica entità, chiamata continuo spazio-tempo, con quattro dimensioni: tre dimensioni spaziali ed una temporale. Se allora lo spazio si incurva anche il tempo si incurva. Nella concezione di Einstein, lo spazio e il tempo sono interconnessi tra loro. Essi formano un’unica entità a 4 dimensioni. Spazio e tempo non sono più assoluti ma sono relativi al sistema di riferimento dell’osservatore.   Dieci anni dopo, Einstein generalizzò i concetti della relatività speciale tenendo conto anche degli effetti dovuti alla presenza della forza gravitazionale. Nel 1915 venne pubblicata la Teoria della Relatività Generale dove la gravità viene descritta non più come una forza a distanza che si esercita tra due corpi dotati di grande massa, come del resto pensava lo stesso Newton, ma come dovuta alla deformazione geometrica dello spazio-tempo a causa della presenza di masse. Questa fu la grande e geniale idea di Einstein con la quale si spiegavano le orbite circolari dei pianeti attorno al Sole, la curvatura dei raggi di luce quando essi passano in prossimità del campo gravitazionale del Sole o di qualsiasi altro corpo celeste, fenomeno noto come lente gravitazionale, e l’avanzamento del perielo di Mercurio.  Lo spazio-tempo quadridimensionale nella relatività generale può essere rappresentato dal cosiddetto “tessuto di Eddington”, una sorta di lenzuolo di gomma, dove la presenza di un corpo dotato di massa (es. il Sole) ne determina la deformazione geometrica in quella regione. Nel caso di un buco-nero, la distorsione dello spazio-tempo diventa estrema e allora si forma una specie di pozzo gravitazionale, circoscritto da una linea di non ritorno, al di la della quale la gravità è talmente intensa che niente può sfuggire, nemmeno la luce. Dove e quando ha avuto origine lo spazio e il tempo secondo la teoria della Relatività Generale ? Alcune soluzioni particolari della Relatività Generale prevedevano il fatto che il tempo avesse un inizio ed una fine, anche se lo stesso Einstein era convinto che il tempo fosse infinito in entrambe le direzioni passato/futuro. Andando a ritroso nel tempo, cioè verso il passato, si riteneva che lo spazio, tutta la materia, convergesse in un punto a densità infinita, ossia in un punto singolare dove avrebbe avuto inizio il tempo. Secondo l’interpretazione data dagli astrofisici inglesi, Roger Penrose e Stephen Hawking, lo spazio ed il tempo hanno avuto origine nel Big-Bang. Applicando i concetti einsteniani all’Universo nella sua globalità e tornando indietro nel tempo, scopriamo che esiste un momento in cui tutti i raggi luminosi provenienti dalle stelle e dalle galassie piegano per poi convergere in prossimità dell’istante iniziale dove si pensa abbia avuto origine l’Universo. Quindi, costruendo la storia dell’Universo, lo spazio ed il tempo hanno avuto proprio la loro origine nel Big-Bang e se guardiamo alla forma dell’entità spazio-tempo ci accorgiamo che essa assomiglia, in modo ironico, ad una pera. Nell’ipotesi di Penrose-Hawking, l’intero Universo è contenuto in uno spazio il cui confine diventa zero nel punto singolare del Big-Bang. Molti fisici teorici pensavano che il modello matematico della Relatività Generale non era però adatto a descrivere lo spazio-tempo in prossimità della singolarità iniziale.     Nell’ipotesi di Penrose-Hawking, lo spazio-tempo ha avuto origine nel Big-Bang dove però la Relatività Generale, che è una teoria classica, cessa di essere valida. Ironicamente, guardando a ritroso la storia dell’Universo, ci si accorge che la distribuzione di materia che causa la gravità ad un certo istante piega lo spazio-tempo dandogli la forma di una pera. Una delle difficoltà della teoria della Relatività Generale è quella di venir meno nel momento in cui ci avviciniamo all’istante iniziale, il Big-Bang. Difatti, la Relatività Generale è una teoria classica e anche se essa rappresenta la migliore descrizione dell’Universo tuttavia cessa di essere valida su scale piccolissime, dell’ordine della lunghezza di Planck, quando il raggio dell’Universo aveva le dimensioni di un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro !  Cosa più importante è il fatto che la teoria della Relatività Generale non contempla il principio d’indeterminazione di Heisenberg, che rappresenta il cuore stesso della Meccanica Quantistica, e si applica ad uno spazio-tempo piano e continuo. Ma se noi guardassimo per un istante con una lente d’ingrandimento una piccola parte del nostro tessuto spazio-temporale, cosa vedremmo su scale piccolissime dell’ordine delle dimensioni degli atomi ? In realtà, quello che potremmo osservare sarebbe uno spazio-tempo alquanto irregolare e spigoloso, irto di deformazioni locali che sono lontane da una realtà alla quale siamo abituati. In queste condizioni, la teoria della Relatività Generale non può essere applicata e la gravità stessa non può essere descritta dalle sole leggi che governano il mondo degli atomi. Da qui nasce un contrasto secolare, per così dire, tra la teoria della Relatività Generale e la Meccanica Quantistica proprio perchè manca una teoria completa che possa descrivere, in modo unificato, i fenomeni fisici contemporaneamente del mondo macroscopico e del mondo microscopico.   La Relatività Generale descrive uno spazio-tempo continuo, liscio senza alcuna irregolarità. Se ci riferiamo a scale piccolissime, dell’ordine delle dimensioni atomiche, ci accorgiamo che esistono una serie di fluttuazioni quantistiche, dovute alla creazione spontanea di coppie particella/antiparticella, che danno allo spazio-tempo una forma alquanto spigolosa e irregolare. Se da un lato la Relatività Generale non può essere applicata nell’istante singolare del Big-Bang, poichè essa produrrebbe valori infiniti dei parametri fisici quali ad esempio la densità o la temperatura, dall’altro le fluttuazioni quantistiche darebbero luogo a valori infiniti dell’energia prodotta in seguito alla creazione di coppie particella/antiparticella e poichè massa ed energia sono proporzionali (E=mc2) queste sorgenti di energia infinita sarebbero equivalenti a centri di gravità infinita tali da far collassare in una frazione di secondo l’intero Universo. Ma questo non si osserva.  Come si può allora descrivere la fase iniziale dell’Universo, l’origine dello spazio e del tempo ? La Relatività Generale non può descrivere l’istante di tempo iniziale quando ha avuto origine l’Universo. Il Big-Bang viene considerato perciò un punto singolare poichè la teoria prevede valori infiniti dei parametri fisici. Su scale atomiche, le fluttuazioni quantistiche, che danno la forma spigolosa e irregolare dello spazio-tempo, dovute alla creazione di coppie particella/antiparticella, portano a valori infiniti dell’energia tali da far collassare l’Universo su se stesso.    Per risolvere le divergenze tra Relatività Generale e Meccanica Quantistica, al fine di descrivere il comportamento della gravità su scale atomiche, venne formulata da parte dei fisici teorici, agli inizi degli anni Settanta, una teoria che prevedeva l’esistenza di super-particelle, per ogni singola particella, le cui proprietà erano tali da eliminare il problema degli infiniti. Questa teoria, chiamata della Supersimmetria, poteva includere la Relatività Generale per descrivere il comportamento della gravità su scale quantistiche. La prima vera teoria della Gravità Quantistica venne infatti formulata nel 1976, chiamata Teoria della Supergravità, che prevedeva l’esistenza di altre 7 dimensioni spaziali, in uno spazio-tempo a 11 dimensioni, per poter descrivere il comportamento dei fenomeni fisici su scale microscopiche includendo anche la gravità. Più tardi, a metà degli anni Ottanta, la seconda rivoluzione della Teoria delle Stringhe, che sostituisce alla natura puntiforme delle particelle elementari della meccanica quantistica il concetto di corde o stringhe, portò alla formulazione della Teoria delle Superstringhe, anche qui in uno spazio-tempo a 10 o 11 dimensioni, come la teoria più completa, forse, per spiegare le fasi iniziali della storia dell’Universo e perciò l’origine dello spazio e del tempo. L’eleganza della Teoria delle Superstringhe è che essa prevede in maniera naturale la gravità. Per evitare allora la singolarità iniziale del Big-Bang si suppone che esista una stringa fondamentale che abbia una lunghezza minima, data dalla lunghezza di Planck, al di sotto della quale non ha senso parlare di dimensioni fisiche. Dal 1985, la teoria delle Superstringhe viene considerata come una sorta di Teoria del Tutto, anche se non è stata completamente verificata, e la teoria della Supergravità come una buona descrizione del mondo fisico a valori più bassi dell’energia.     La teoria della Supersimmetria, formulata dai fisici teorici, prevede l’esistenza di superparticelle, non ancora osservate, per eliminare il problema degli infiniti e per descrivere il comportamento della forza gravitazionale su scale quantistiche. La prima teoria della Gravità Quantistica venne formulata nel 1976, detta della Supergravità, ma per poter funzionare deve necessariamente agire in uno spazio-tempo a 11 dimensioni. La teoria delle Superstringhe rappresenta oggi la descrizione, forse, più completa per descrivere le fasi iniziali ed evolutive dell’Universo. Come ha avuto allora origine lo spazio ed il tempo secondo le teorie quantistiche della gravità ? Su scale dell’ordine della lunghezza di Planck non ha più senso parlare di spazio o di tempo perchè le fluttuazioni quantistiche sono tali da creare una sorta di confusione o schiuma quantistica. Spazio e tempo sono perciò mescolati, il tempo è come se svanisse, ed esistono infiniti spazi-tempi. Tra tutte queste possibili geometrie di spazi-tempi, qualcuna evolve, assumendo, per una qualche frazione di secondo, le dimensioni di un atomo per poi collassare nuovamente e solo una, per una ragione a noi sconosciuta, evolverà nel tempo, tramite un Big-Bang, nel quale prendono forma lo spazio, a 3 dimensioni, ed il tempo. Le altre 6 o 7 dimensioni spaziali rimangono, per così dire, arrotolate su se stesse e diventano visibili solo se scendiamo su scale atomiche. Le fluttuazioni quantistiche danno luogo ad una confusione o schiuma quantistica iniziale dove spazio e tempo sono mescolati e indistinguibili. Dalla schiuma quantistica si evolverà il nostro Universo in uno spazio-tempo a 4 dimensioni. Le altre dimensioni spaziali rimarranno arrotolate su se stesse. Quale sarà la fine dello spazio e del tempo ? Il destino dell’Universo è legato al contenuto di materia in esso presente. Oggi noi sappiamo che solo il 5% della materia presente nell’Universo è composta da materia visibile, formata cioè da protoni, neutroni, pianeti, stelle, galassie, etc.; che il 30% è materia non visibile, “materia scura”, formata, forse, da particelle esotiche (WIMPs), a cui anche i pianeti gioviani, le stelle nane-brune o i buchi-neri possono contribuire alla composizione; che il 65% della materia è sottoforma di “energia scura”, una sorta di forza antigravitazionale, si parla anche di quintessenza, che permea l’Universo determinando una accelerazione all’espansione e di cui gli astronomi attualmente non sanno ancora dare un spiegazione.  Come si vede dal diagramma a torta, la percentuale maggiore di materia presente nell’Universo si trova sottoforma di una energia, chiamata “energia-scura”, che permea l’Universo, come se fosse intrappolata in esso, e determina, si pensa,  una accelerazione alla sua espansione. Quello che attualmente possiamo dire è che se la materia presente nell’Universo sarà tale da determinare un arresto all’espansione, allora potremo assistere, tra qualche decina di miliardi di anni o più, ad un collasso gravitazionale che porterà l’Universo ad un Big-Crunch, una sorta di gigantesca contrazione di tutta la materia in un nuovo punto singolare da cui, secondo alcuni modelli cosmologici, potrà forse avere origine un nuovo Universo da un nuovo Big-Bang. Il destino dell’Universo è legato alla quantità di materia in esso presente. Nella grafica sono rappresentate due condizioni estreme: la prima, detta Big-Crunch, considera una quantità di materia tale da arrestare l’espansione e determinare un collasso gravitazionale in un punto singolare da cui, forse, avrà origine un nuovo Universo;nel la seconda, detta Big-Chill, la quantità di materia non sarà tale da frenare l’espansione che continuerà per sempre in uno stato di morte termica dell’Universo. Se invece il contenuto di materia non sarà tale da trattenere l’espansione, allora l’Universo si potrà espandere per sempre. Avremo perciò un spazio-tempo sempre più freddo, un Big-Chill, e sempre più popolato da buchi-neri che saranno il conseguente residuo finale dell’evoluzione stellare e galattica. Questa sarà allora la morte termica che subirà il nostro Universo.  di Corrado Ruscica Estratto dalla conferenza tenutasi al Planetario di Milano il 15 Marzo 2005 in occasione dell’Anno Internazionale della Fisica   http://www.astronavepegasus.it/pegasus/index.php/scienza-e-conoscenza/732-la-natura-dello-spazio-e-del-tempo#.U8w6VMsripo Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 19 luglio 2014 6 19 /07 /luglio /2014 21:54 Il supertelescopio 'James Webb'   Gran parte degli scienziati ritiene che la ricerca di pianeti potenzialmente abitabili debba concentrarsi su pianeti rocciosi che orbitano in una zona ben precisa attorno alla stella madre. Condizioni, queste, che consentirebbero la presenza di acqua allo stato liquido in superficie. Ma in un provocatorio articolo di commento pubblicato questa settimana sulla rivista Science, il fisico teorico Sara Seager del Massachusetts Institute of Technology sostiene che le condizioni per l'abitabilità potrebbero essere più comuni di quanto generalmente pensato. Seager, pioniera nello studio delle atmosfere dei pianeti extrasolari, dipinge un quadro diverso dal solito della tipologia di pianeti che potrebbero ospitare la vita. "La premessa di wiring è che, per essere abitabile, un pianeta debba avere acqua liquida", spiega in un'intervista. "I pianeti con atmosfera sottile vengono riscaldati principalmente dalla propria stella. Ma ciò che più di ogni altra cosa regola la temperatura di superficie sono l'effetto serra, i tipi di gas presenti in atmosfera, e quanto pesante è l'atmosfera. Questo è quello che dobbiamo davvero capire". Con queste coordinate in mente, Seager descrive come l'acqua e la vita potrebbero trovarsi anche su pianeti di grandi dimensioni orbitanti la propria stella madre a distanze dieci volte superiori rispetto alla distanza Terra-Sole se solo, per esempio, le atmosfere di questi pianeti contenessero abbastanza idrogeno gassoso. L'idrogeno, spiega Seager, crea un effetto serra molto più potente di quello presente nella nostra atmosfera, e potrebbe quindi mantenere al caldo la superficie di un pianeta che riceve poche radiazioni dalla sua stella. Anche pianeti relativamente secchi e più vicini ai propri Soli potrebbero essere abitabili, secondo Seager. Questi pianeti hanno infatti bisogno di meno acqua per creare temperature adatte alla vita sulla loro superficie dal momento che l'umidità atmosferica è il gas serra più efficace di tutti. Seager ha descritto Venere come un esempio dinamico di instabilità: il pianeta, un tempo ricco d'acqua, è ora inabitabile a causa della troppa umidità che ha dato vita a un effetto serra fuori controllo. Un Venere più secco e più giovane, spiega, sarebbe potuto evolvere in un pianeta piuttosto abitabile. Anche i pianeti che non orbitano attorno a nessuna stella - i tanti pianeti che fluttuano liberamente - potrebbero ospitare la vita, secondo Seager. Avrebbero però bisogno di calore generato dai processi radioattivi o da altri processi all'interno loro nuclei, nonché dei giusti gas per mantenere il calore nell'atmosfera. "Se c'è una lezione importante da imparare dagli esopianeti - scrive Seager su Science - è che tutto è possibile nel rispetto delle leggi della fisica e della chimica". La ricerca astronomica di pianeti extrasolari in questi ultimi anni è stata uno straordinario successo, e molti pianeti sono stati scoperti in quelle che vengono considerate le "classiche" zone abitabili. Il prossimo passo per i ricercatori è quello di imparare a identificare nelle atmosfere gli elementi e i composti che sono considerati una traccia della possibile presenza di vita. E questa è la specialità di Seager. Sulla Terra, per esempio, la presenza di grandi quantità di ossigeno atmosferico è un segno sicuro della presenza di vita perché, in mancanza di un rifornimento costante, l'ossigeno legherebbe rapidamente con altri elementi e scomparirebbe. Nelle atmosfere degli esopianeti, altri composti come ozono e metano, specialmente in combinazione con l'ossigeno, possono essere considerati segni di possibile vita extraterrestre. Secondo James Kasting, esperto di esopianeti della Pennsylvania State University, le opinioni di Seager sulle possibili diverse condizioni di abitabilità nei vari pianeti extrasolari sono simili a quelle di altri membri della comunità scientifica. La sfida e le difficoltà maggiori risiedono però nell'enfasi con la quale Seager indica questi pianeti come obiettivi per le future ricerche. Gli sforzi, da parte della NASA, di lanciare un telescopio orbitante che riesca a rintracciare e analizzare le atmosfere degli esopianeti si sono infatti rivelati di difficile pianificazione - e spesso sono rimasti frustrati. Un precedente progetto di costruzione di uno strumento del genere, il Terrestrial Planet Finder (TPF), è stato abortito a causa dell'esorbitante prezzo previsto: più di 5 mld di $. "Il telescopio che speriamo un giorno verrà costruito deve essere progettato per cercare particolari tipi di pianeti - ha detto Kasting - Molti di noi credono che un telescopio TPF a caccia di pianeti nelle più tradizionali zone abitabili abbia più possibilità di successo rispetto a un telescopio che cerchi esopianeti ricchi di idrogeno o con altre caratteristiche al di là di quelle che oggi compendiamo meglio". Ma se una missione TPF è ancora un'ipotesi remota, la NASA ha recentemente approvato lo sviluppo di un altro satellite per la ricerca di esopianeti chiamato Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), il cui lancio è previsto per il 2017. TESS cercherà pianeti extrasolari nei dintorni di 500.000 stelle fredde e piccole (di classe spettrale M) relativamente vicine al nostro sistema solare. Per confronto, il telescopio spaziale Keplero è oggi alla ricerca di esopianeti in una regione contenente 150.000 stelle a centinaia di anni luce di distanza. Da solo TESS non sarà in grado di fornire informazioni significative sulle atmosfere degli espopianeti. Ma potrà farlo in collaborazione con il James Webb Space Telescope - "se siamo fortunati", ha aggiunto Seager. Il lancio del telescopio spaziale James Webb è in programma per il 2018. Seager conclude il suo articolo scrivendo che, nonostante gli ostacoli, "il campo della ricerca e della caratterizzazione di esopianeti è sulla buona strada per capire appieno le condizioni di abitabilità e per trovare mondi abitabili". Questo non significa necessariamente che la vita extraterrestre esista, o che qualsiasi possibile osservazione futura porterà con sé alcuna nuova certezza, ha detto. Ma almeno stiamo imparando sempre meglio a guardarci intorno. Marc Kaufman - National Geographic Italia 14.05.13 Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 10 luglio 2014 4 10 /07 /luglio /2014 20:59 Inviati verso la Terra segnali radio da pianeti lontani Un breve impulso spaziale rilevato dal telescopio di Arecibo, a Puerto Rico, sembra provenire da ben oltre la nostra galassia: gli scienziati hanno potuto notare una raffica di onde radio di una frazione di secondo che fornisce nuove importanti prove sulla presenza di impulsi misteriosi che arrivano sulla Terra dallo spazio profondo. La scoperta, effettuata da un team internazionale di astronomi e pubblicata il 10 luglio sul The Astrophysical Journal, evidenzia un segnale del genere per la prima volta con uno strumento diverso dal radiotelescopio di Parkes in Australia, da dove invece sono stati registrati diversi episodi simili ma la mancanza di risultati analoghi da altre strutture avevano fatto immaginare al fatto che sui segnali radio provenienti dallo Spazio non c’era da fidarsi. “Invece questo è un risultato importantissimo perché elimina ogni dubbio sull’esistenza di questi impulsi radio, che hanno veramente origine da chissà dove nello Spazio” ha detto Victoria Kaspi, docente di astrofisica presso la McGill University di Montreal e guida del progettoche ha rilevato questa veloce onda radio. “Le onde radio mostrano tutte le caratteristiche di provenire da lontano, fuori dalla nostra galassia. Una prospettiva davvero emozionante“. Ovviamente adesso è grande l’enigma per gli astrofisici, perché ci sono tanti dubbi sul fatto che queste onde radio provenienti dallo Spazio siano davvero inviati da qualche civiltà aliena oppure se sono semplicemente dei segnali naturali di alcuni eventi astronomici, come potrebbero essere l’evaporazione di buchi neri, le fusioni di stelle di neutroni o altro ancora con campi magnetici molto potenti. “Adesso dobbiamo capire che cosa provoca queste onde radio. Se davvero provengono da fuori la via Lattea, significa che è davvero una cosa estremamente emozionante” ha affermato Jason Hassels, astronomo dell’Università di Amsterdam. L’impulso rilevato presso l’Osservatorio di Arecibo, il più grande e sensibile radiotelescopio del mondo, è stato rilevato il 2 novembre 2012 ma analizzato soltanto nei giorni scorsi. “La luminosità e la durata di questo evento, e tutti gli altri elementi specifici che lo caratterizzano, sono tutti coerenti con le proprietà degli impulsi precedentemente rilevati dal telescopio di Parkes in Australia” ha detto Laura Spitler, tra gli autori della ricerca. La caratteristica più importante di queste onde radio, che lascia immaginare che provengano da oltre la via Lattea, è basata sulla misurazione di un effetto particolare noto come “dispersione di plasma”. Gli impulsi che viaggiano attraverso il cosmo, infatti, si distinguono da interferenze artificiali per l’effetto degli elettroni interstellari, che rallentano le onde radio a radiofrequenze inferiori. L’impulso rilevato dal telescopio di Arecibo ha tre volte la misura massima di dispersione che ci si aspetterebbe da una fonte all’interno della galassia, come spiegano gli scienziati. Joeri van Leeuwen, astronomo dell’Università di Amsterdam, ha parlato di “scoperta fantastica” e adesso tutti gli sforzi del team di studio sono focalizzati alla ricerca di impulsi radiofonici che confermino ulteriormente la provenienza galattica, aspettandosi molte altre scoperte per una migliore comprensione di questo mistero cosmico.   http://www.meteoweb.eu/2014/07/clamorosa-scoperta-dallo-spazio-inviati-verso-la-terra-segnali-radio-da-pianeti-lontani/298579/ Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 3 luglio 2014 4 03 /07 /luglio /2014 21:34 Luglio 2014: gli eventi astronomici del mese Questi i principali eventi astronomici del mese di luglio 2014. Luna 5 luglio: primo quarto di Luna (ore 14e00 tempo locale) Distanza Terra-Luna: 393˙781 km 12 luglio: Luna piena (ore 13e27 tempo locale) Distanza Terra-Luna: 364˙661 km 19 luglio: ultimo quarto di Luna (ore 04e10 tempo locale) Distanza Terra-Luna: 375˙905 km 27 luglio: Luna nuova (ore 00e43 tempo locale) Distanza Terra-Luna: 409˙409 km Piogge meteoriche 28 luglio: Delta Acquaridi Corpo progenitore: sconosciuto. Date attive: dal 15 luglio al 19 agosto. ZHR massimo: 16-20 meteore/ora. Nelle notti che precedono e seguono la notte del picco l’illuminazione lunare è praticamente assente. Pianeti Mercurio è visibile alle prime luci dell’alba, tra est e nordest. Pur non molto alto sull’orizzonte, il giorno 12 luglio raggiunge la massima elongazione occidentale dal Sole (quasi 21 gradi). Come si allontana velocemente dal Sole i primi giorni del mese così rapidamente vi si avvicina a fine mese, quando ritorna ad essere inosservabile. Venere è visibile all’alba verso est. Si avvicina lentamente al Sole, tuttavia anche a fine mese è ancora abbastanza alto sull’orizzonte e di magnitudine -3,90, quindi facilmente rintracciabile quando il cielo inizia a schiarire. Marte è osservabile nella prima parte della notte sotto la costellazione della Vergine. La sua visibilità diminuisce rapidamente e a fine mese tramonta prima della mezzanotte. Giove è visibile, tra ovest e nordovest, poco dopo il tramonto del Sole solamente i primi giorni del mese. Poi si avvicina al Sole da diventare inosservabile e il 24 luglio è in congiunzione superiore. Saturno è visibile per gran parte della notte tra le stelle Zubenelgenubi e Zubeneschamali, le due stelle “rubate” allo Scorpione per dare forma alla costellazione della Bilancia. Il 21 luglio il pianeta inanellato è stazionario prima di riprendere il moto diretto (da ovest verso est). Urano è rintracciabile per buona parte della notte nella costellazione dei Pesci. Il 22 luglio è stazionario per poi assumere moto retrogrado (da est verso ovest); iniziano le manovre per l’opposizione 2014. Nettuno è rintracciabile per gran parte della notte nel bel mezzo della costellazione dell’Acquario, dove si muove di moto retrogrado essendo ormai vicina l’opposizione di fine agosto. Altri fenomeni e configurazioni 5 luglio: Terra all’afelio. Il nostro pianeta si viene a trovare alla massima distanza dal Sole: 152.081.195 km, pari a 1,0166 Unità Astronomiche. 5 luglio: congiunzione Luna-Marte. Il nostro satellite naturale (fase crescente al 54%) fa compagnia al pianeta rosso (magnitudine +0,10), entrambi ad ovest della bellissima Spica, stella alfa della Vergine. 7 luglio: congiunzione Luna-Saturno. La Luna (fase crescente al 74%) e il pianeta Saturno (magnitudine +0,40) si fanno compagnia per l’intera notte tra le stelle della Bilancia. 13 luglio: congiunzione Marte-Spica. Il pianeta rosso si avvicina a poco più di un grado alla stella alfa della Vergine. Appaiono a sudovest all’imbrunire e, insieme, vanno a tramontare poco dopo la mezzanotte. 24 luglio: congiunzione Luna-Venere. Una bellissima falce lunare (fase calante al 7%) e il luminosissimo Venere (magnitudine -3,90) anticipano il sorgere del Sole tra est e nordest, il primo sulla clava del cacciatore Orione e il secondo sul piede del gemello Castore. Non distante a nordest, più vicino all’orizzonte, è possibile individuare il pianeta Mercurio prima che il cielo schiarisca. 25 luglio: congiunzione Luna-Mercurio. Una sottilissima falce lunare (fase calante al 3%) e il piccolo pianeta (magnitudine -0,94) anticipano il sorgere del Sole tra est e nordest, tra le stelle dei Gemelli. Più in alto, verso est, Venere. Configurazione affascinante ma che richiede orizzonti liberi e cieli sereni. http://antaresnotizie.blogspot.it/ Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 27 giugno 2014 5 27 /06 /giugno /2014 22:06 Guida galattica per terrestri in missione: l' avamposto 42 L’astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Samantha Cristoforetti. Crediti ESA/NASA. E’ stato presentato ieri presso la sede dell’Agenzia Spaziale Italiana ASI durante una conferenza stampa Avamposto42, il nuovo sito web ufficiale della Missione Futura dell’astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea Samantha Cristoforetti. Avamposto42 nasce da una collaborazione tra ESA, ASI e l’Aeronautica Militare, oltre ad altri partner tra cui l’Associazione Italiana per l’Astronautica e lo Spaziio (ISAA). Samantha Cristoforetti, presenta Avamposto42 e racconta il valore della nutrizione nello spazio. Al momento sta seguendo gli ultimi mesi di addestramento per la sua prossima missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) prevista per il prossimo novembe 2014. “Vorrei che sempre più persone posseggano le semplici conoscenze necessarie per fare scelte alimentari consapevoli, che permettano di godere della vita pienamente e a lungo” racconta Samantha Cristoforetti.” Allo stesso tempo vorrei che sempre più persone conoscessero la sfida dell’esplorazione spaziale, un affascinante viaggio collettivo dell’umanità per allargare le possibilità della nostra specie”. Come racconta Antonio Pilello di Argotec, “La scelta dei nutrimenti utilizzati da Argotec nella preparazione del bonus supplies è anche stata fatta sulla wiring di criteri scientifici molto rigorosi, in modo da selezionare, tra gli ingredienti più sani e nutrienti, quelli maggiormente adatti per la salute e il piacere di Samantha. È molto importante mangiare in modo corretto sulla Terra, ma questo vale ancora di più in condizioni di microgravità”. Argotec è un’azienda di Torino, unica responsabile per il bonus supplies degli astronauti europei dell’ESA su contratto dell’ESA stessa e fornitore ufficiale di cibo per gli astronauti europei in missione sulla ISS per i quali realizza cibi su richiesta. Argotec ha sviluppato uno spazio di ricerca per lo studio nutrizionale del cibo dedicato agli astronauti, il cosiddetto SpaceSuppliesLab. I cibi che vanno a bordo della ISS devono essere consegnati alla NASA almeno 18-24 mesi prima del lancio in modo che possano essere recapitati in anticipo a bodo della ISS prima dell’arrivo dell’equipaggio. E grazie ad Argotec, Lavazza e l’ASI con Samantha Cristoforetti andrà in orbita anche ISSspresso, il primo caffé espresso nello spazio. Samantha Cristoforetti sperimenta l’assenza di gravità. Crediti: ESA/NASA. Fonte: Avamposto42. In orbita attorno alla Terra non si è soggetti alla forza di gravità. La massa della Terra è molto più grande rispetto a tutto quello che le sta sopra, persone comprese. Di conseguenza, la forza di gravità terrestre domina e maschera quasi tutte le altre interazioni tra i corpi, quale per esempio l’azione gravitazionale che ognuno di noi esercita sulla Terra stessa, l’azione gravitazionale che noi esercitiamo su tutti gli altri oggetti (e persone) che ci stanno vicino. Sulla Terra è facile capire che una bottiglia piena di acqua pesa di più di una bottiglia vuota o mezza vuota. Da quando siamo nati, abbiamo inziato a sperimentare la forza di gravità con le nostre cadute per terra, imparando a camminare, quando si fanno gesti molto semplici e abitudinari come quello di bere un bicchiere d’acqua. “Il peso e quindi la forza di gravita’, influenza profondamente tutta la nostra vita quotidiana, persino nei dettagli” racconta Stefano Sandrelli dell’INAF-Osservatorio dei Brera e collaboratore ESA. “Quando siamo in piedi, per esempio, il sangue si trova in gran parte sotto il livello del cuore: se la circolazione deve funzionare, allora il muscolo cardiaco deve pompare con una forza sufficiente a vincere l’attrazione gravitazionale. Il nostro senso dell’equilibrio dipende dai movimenti degli otoliti, sassolini che si trovano nell’orecchio interno e che si muovono sotto l’azione della gravità: cambiate la gravità e il nostro sistema di orientamento naturale andrà del tutto in tilt. E questi non sono che due casi particolari”. Ma perché andiamo lassù? Come dice Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea che ha già trascorso sei mesi nello spazio, il motivo per cui si va nello spazio è perché lì vi sono condizioni che non si trovano sulla Terra, per cui si riesce a fare quello che non è possibile fare a Terra. “Cose che da un lato ci sono utili e dall’altro ci divertono” afferma. “Ci andiamo anche perché non possiamo fare a meno di farlo: l’avventura, il viaggio, la scoperta sono nella nostra natura”. Samantha Cristoforetti è nata a Milano ma vissuta a Male’ in provincia di Trento, Samantha Cristoforetti e’ uno dei sei astronauti ESA classe 2009, gli Shenanigans. Si e’ laureata a Monaco in ingegneria meccanica con una specializzazione in propulsione spaziale e strutture leggere e, come parte dei suoi studi, ha frequentato sia l’ Ecole Nationale Supérieure de l’Aéronautique et de l’Espace di Tolosa in Francia sia per dieci mesi la Mendeleev University of Chemical Technologies a Mosca, durante i quali ha scritto la sua tesi di Master in propellenti solidi per razzi. Sito web – Avamposto42: http://avamposto42.esa.int/ ESA-Agenzia Spaziale Europea: http://www.esa.int/ESA Tutte le interviste sono tutte tratte dal sito Avamposto42; le interviste a Paolo Nespoli sono state ricavate da una presentazione pubblica organizzata dal Gruppo Astofili Salese, Santa Maria di Sala, Ve, durante la Mostra di Astronomia e Astronautica, marzo 2013. Vi suggerisco il suo libro “Dall’alto i problemi sembrano più piccoli”, edizioni Mondadori. Sabrina   http://tuttidentro.wordpress.com/ Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 15 giugno 2014 7 15 /06 /giugno /2014 21:16 Navicella Dragon per Astronauti: nuova versione Elon Musk prima di entrare all'interno della nuova navicella Dragon, della SpaceX, durante l'evento promozionale di pochi giorni fa. Credit: SpaceX Dopo anni di lavoro, ieri è stata finalmente svelata la nuova navicella Dragon, della compagnia privata SpaceX, che in questa sua seconda versione sarà in grado di portare anche astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale. La Dragon V2 sarà la prima navicella a riportare astronauti sulla ISS partendo dal suolo americano dopo il ritiro degli Space Shuttle, e promette anche di farlo in maniera davvero rivoluzionaria, grazie ai nuovi motori SuperDraco che permetteranno alla navicella di atterrare senza bisogno di paracadute! Sarà anche una delle più veloci e sicure mai costruite. Una delle prime cose rivoluzionarie della Dragon V2 è il sistema per l'aborto missione, che permetterà di mettere gli astronauti in salvo in ogni istante sin dal momento del lancio stesso fino all'uscita in orbita. Ben 8 diversi motori SuperDraco saranno in grado di creare una spinta di oltre 533 Chilo-newton. Motori SuperDraco per la discesa della navicella Dragon V2. Credit: SpaceX Navicella Dragon V2 durante la presentazione della SpaceX Questo sistema permetterà anche alla navicella di tornare sulla superficie con estrema precisione (paragonabile a quella di un elicottero) rendendo così possibili viaggi interplanetari che altrimenti sarebbero costretti ad atterraggi negli oceani, con recuperi molto più costosi. Motore SuperDraco durante uno dei test. Questi motori faranno scendere la navicella sulla superficie in tutta sicurezza. Credit: SpaceX Interno della navicella Dragon V2 della SpaceX Elon Musk mentre entra nella Dragon V2. Panelli di controllo all'interno della Dragon V2. Credit: SpaceX Di seguito potete vedere l'intera presentazione con tutti i dettagli presentati dal fondatore stesso della SpaceX, Elon Musk: Grazie anche a sistemi molto avanzati, come i nuovi razzi a propellente liquido che possono essere spenti e riaccesi più facilmente, o l'integrazione di una nuova versione dello scudo termico PICA-X (Phenolic Impregnated Carbon Ablator-X), l'intero sistema sarà più sicuro e meno costoso. Tutto questo arriva in un momento critico per il futuro dei voli spaziali americani, anche alla luce del monopolio russo dell'accesso alla Stazione Spaziale con le Soyuz. Dati i recenti attriti tra Russia e USA, la presentazione di una navicella come la Dragon V2 è stata una grande carta da giocare. Rimane da vedere, però, quanto e come si impegnerà il governo americano nel finanziare la NASA per la collaborazione con la SpaceX così da velocizzare i tempi di accesso alla ISS. Attualmente la NASA ha un accordo da 1.6 miliardi di dollari con la SpaceX per l'uso delle navicelle Dragon, usate per portare alla ISS strumenti scientifici e rifornimenti. La SpaceX ha anche piani ulteriori per adattare la navicella a missioni verso la Luna e verso Marte, ma prima di tutto bisognerà puntare alle missioni umane con astronauti, e dimostrare l'affidabilità e la capacità di concorrenza. http://www.spacex.com/news/2014/05/30/dragon-v2-spacexs-next-generation-manned-spacecraft Repost 0 Published by il conte rovescio - in astronomia scrivi un commento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 20 30 40 > >>  FORUM   Cerca Cerca   VIDEO IN EVIDENZA http://www.loguardoconte.info/video/esperimenti-umani-condotti-da-alieni-154833/   Archivi Settembre 2018 (5) Agosto 2018 (5) Luglio 2018 (9) Giugno 2018 (7) Maggio 2018 (10) Aprile 2018 (9) Marzo 2018 (8) Febbraio 2018 (5) Gennaio 2018 (4) Dicembre 2017 (6) Novembre 2017 (8) Ottobre 2017 (7) Settembre 2017 (12) Agosto 2017 (4) Luglio 2017 (7) Giugno 2017 (9) Maggio 2017 (11) Aprile 2017 (10) Marzo 2017 (11) Febbraio 2017 (6) Gennaio 2017 (5)   Testo Libero   Articoli Recenti Il pianeta Sedna Cloni, walk-In, ibridi, reincarnati: le mille facce dell'alieno sulla terra La truffa della polizia postale via telefono KA TAN LA TERRA DEGLI ANTICHI DEI ANUNNAKI La specie Denisova La Terra venne governata da una corsa interplanetaria nota come “Arconti” I vermi a scaglie nelle spiagge di Olbia Il giglio di mare UFO con un 'messaggio alieno' ritrovato dopo 60 anni in un museo Morire di caldo sarà una realtà per il 30% della popolazione     Categorie alieni e cose del nostro mondo (509) Curiosita' (492) astronomia (414) Mistero (398) catastrofico (272) Cronaca (261) documenti importanti (229) attualita' (226) Esopsicologia (146) il nostro pianeta (141) fantasia o pazzia (138) hi-tech e scienze (116) Archeologia (90) meteo -haarp -terremoti -inondazioni e vulcani (79) profetiche (65) fake-video foto ufologici e non (64) News (58) angeologia e demonologia (48) mitologia (47) FILM e CARTONI ANIMATI CULT (45) notizie brevi (33) velivoli speciali militari (29) SAGRE E FESTE IMPORTANTI (27) SPORT (26) Avvistamenti (25) virus informatici (24) LIBRI CONSIGLIATI (22) IL MARE (21) Razze aliene (17) nuvole: tipologie e strutture (13) notizie orrende (6) guadagno su internet (4) mistero (4) video (4) FOTO E IMMAGINI DA SCOPRIRE (2) premorte (2) profezie (2) guadagno internet (1) ibrido, (1) occhi gatto, (1)   IL CONTE E IL DUCA                Link   Seguici Seguimi su Facebook Seguimi su Twitter Iscriviti al feed RSS   sonoconte Vedere il profilo di conte rovescio sul portale blog Overblog Crea un blog gratis su Overblog Top posts Contatti Report vituperate Condizioni generali d'utilizzo. 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